La rosa è simbolo centrale di questa cerimonia, è emblema di rinascita, pace e amore.
Enfatizza l’importanza della dualità e dell’unione tra la luce e l’oscurità, un rito antico e profondo che ci ricorda il solstizio d’estate e la sua simbologia di luce, vita e rinascita.
La rugiada è sul fior di loto!
Sorgi Grande Sole!
E solleva la mia foglia e confondimi con l’onda, ecco che giunge l’alba!
La goccia di rugiada scivola nel mare splendente!
(Sir Edwin Arnold – La Luce dell’Asia).
Il solstizio (dal latino solstitium, parola a sua volta derivante da sol, “sole”, e dal tema del verbo stare, nel senso di “fermarsi”), in astronomia, è il momento che si verifica due volte all’anno quando la Terra, nel suo moto di rivoluzione intorno al Sole lungo l’orbita terrestre, presenta in direzione del Sole angolo massimo o minimo tra il proprio asse di rotazione e il piano orbitale terrestre.
I due solstizi annuali si verificano intorno al 21 dicembre e al 21 giugno (rispettivamente detti “solstizio d’inverno” e “solstizio d’estate”, con riferimento alle stagioni presenti nell’ emisfero boreale in quei giorni).
Successivamente ai solstizi, in ciascuno dei due emisferi terrestri si inverte la tendenza all’aumentare o al diminuire dell’inclinazione dei raggi del sole, e la tendenza al diminuire o all’aumentare delle ore di luce giornaliere.
In un testo alchemico attribuito a Marsilio Ficino, filosofo e umanista Fiorentino, sono descritti ad esempio tre soli: nero, bianco e rosso, corrispondenti ai colori delle tre fasi alchemiche più utilizzate per produrre la pietra filosofale.
Nel Tractatus aureus appartenente alla raccolta del Musaeum Hermeticum, le tre fasi alchemiche sono analogamente associate a tre corvi: «uno nero, che è il principio dell’arte; uno bianco, che è meta dell’opera, e uno rosso che porta a compimento tutte le cose».
«E un Sole Nero, nello spazio, inghiottirà il Sole, la Luna e tutti i pianeti che girano intorno al Sole.»
(Giordano Bruno, De l’infinito universo e mondi, Londra, 1584)
Nonostante il suo significato apparentemente negativo, il Sole nero allude alla rinascita del Sole in senso spirituale, la cui controparte è data dal suo tramonto o dissolvimento sul piano fisico: per questo esso appare nero.
Da un lato quindi può indicare lutto e rovina, assumendo un significato analogo a quello della Luna nera, o diventando appunto metafora della nigredo governata da Saturno, pianeta della pesantezza e della malinconia associato ai colori scuri e tenebrosi. La sua somiglianza suggestiva con un buco nero che assorbe la luce può alludere in proposito ad un male gravoso da redimere, ma anche ad un “portale esterno”.
D’altro lato tuttavia, l’immagine del Sole nero ricorda anche il momento della sua congiunzione con la Luna durante l’eclissi, quale simbolo del rebis o delle nozze chimiche tra il Re e la Regina. Il Sole nero, privo della sua luce visibile coi sensi ordinari, alludeva specificamente nei misteri antichi al rito di iniziazione grazie a cui si poteva accedere ai mondi ultraterreni. Come a mezzogiorno giunge al culmine il Sole naturale, così a mezzanotte diveniva percepibile, con gli occhi dell’anima, il Sole soprannaturale, la cui nerezza indica lo stadio che precede la sua manifestazione, la potenza del suo non rendersi ancora esplicito.
Nelle Metamorfosi di Apuleio si descrive una simile visione iniziatica sperimentata dal protagonista:
«Mi sono avvicinato alla frontiera della morte, ho messo piede oltre la soglia di Persefone, ho viaggiato attraverso tutti gli elementi e sono tornato, ho visto il Sole di mezzanotte scintillante di luce bianca, sono giunto fino agli Dèi del mondo superiore e degli inferi, e li ho adorati da vicino.»
Cos’è il sorgere dell’aurora per un iniziato? Offre l’occasione per il ricordo cosmico della contemplazione del Sole a mezzanotte, quando è dietro alla Terra, nascosto dalla Terra, irraggiante il suo bagliore attraverso la Terra. Mentre, nella visione consueta, guardiamo la sfera solare giallo-bianca brillare a mezzogiorno, nella visione iniziatica contempliamo il Sole azzurro-violetto nel punto opposto del cielo, dove la Terra ci si mostra come un corpo trasparente, attraverso il quale il disco solare giallo-bianco del mezzogiorno appare dall’altra parte, colorato, con tenue bagliore di azzurro-rosa.»
Dietro la luce sensibile che viene normalmente attribuita all’emanazione del Sole, l’iniziato vi scorge l’operato di supreme gerarchie spirituali, i cui bagliori azzurro-violetti trapassano dalla parte opposta della Terra andando a popolare la volta in ombra del cielo. In questi giorni, vi è una relazione tra la luce delle lucciole e le immagini della Terra: le lucciole accendono le loro piccole luci nei campi di grano nelle notti d’estate, per ricordare agli uomini come appare la Terra agli Esseri che la osservano dalle lontananze cosmiche nei giorni del solstizio: una luce che s’accende nel cosmo. E come la Terra, anche gli uomini si “accendono” e risplendono nello spazio. Le notti si sono fatte sempre più brevi e i giorni sempre più lunghi; la Luce Solare, nella sua relazione con il Cristo-Sole e quindi con la nostra Coscienza, è ora alla sua massima espressione. Così come la Luce, anche la nostra Coscienza si espande verso le altezze, portando con sé i doni maturati nei mesi freddi, fecondati nell’anima durante l’oscuro inverno.
In una grande alchimia cosmica, le forze argentee della Terra salgono verso il Cielo e vengono intessute dal Sole di uno splendore d’oro, che viene poi nuovamente consegnato alla Terra. La Terra “espira” quanto ha inspirato nei mesi bui, e questo avviene anche per la nostra Anima. Anche noi, nei nostri corpi sottili, diventiamo in estate degli esseri risplendenti.
Il solstizio d’estate, infatti, mentre porta il Sole in culminazione, ci ricorda che da quel momento la forza-giorno comincia a cedere il passo alla forza-notte. La luce solare del giorno incontra la luce lunare della notte. Come a Natale, quando nel culmine delle tenebre comincia la risalita del Sole, ora inizia lo stesso processo invertito. Il Sole entra nel segno del Cancro, il segno della grande maternità cosmica, governato dall’astro lunare. Durante il solstizio, Sole e Luna s’incontrano, si scambiano le forze fino a quando le ritroveranno sei mesi dopo.
Questo dialogo tra opposti ci racconta che niente nella vita è statico, che quando abbiamo raggiunto il massimo della salita inizia il declino, e dal massimo declino inizia la salita, così come nel culmine della tristezza possiamo preparaci ad incontrare la gioia e nel culmine della gioia l’inizio di una nuova discesa. Nei giorni solstiziali, dal 21 al 24 giugno, nell’eccitante luminosità e nel calore dell’inizio estate, è importante celebrare questo insegnamento, sapere che mentre celebriamo la gioia della potenza del Sole si sta già preparando il suo allontanamento.
Come tutti i giorni che segnano una “riva”, un momento di passaggio, anche questi sono carichi di particolari forze mistiche e curative. Alla rugiada di San Giovanni si attribuisce il potere di migliorare la vista, far crescere i capelli, ringiovanire la pelle ed anche rendere fertili le donne sterili.
Anche la quercia è una pianta che ha una relazione con il solstizio. Essa infatti fiorisce in questi giorni e segna proprio il passaggio della Luce, da crescente a calante. Il suo legno veniva usato per accendere i falò nella notte di San Giovanni. La forza enorme con la quale questa pianta s’inserisce nella vita, racconta di quanto è forte la vita solare in questo momento.
Nei giorni del Solstizio d’estate il Sole entra nella costellazione del Cancro, un segno d’acqua, e l’incontro dell’acqua col fuoco viene definito da tante tradizioni come “nozze alchemiche”. Così mentre la luna accende in noi capacità come l’intuito e la fantasia, l’emozionalità, il sentimento, il sole invece potenzia le nostre capacità cognitive, intellettuali e razionali. Queste caratteristiche risuonano in tanti riti che si svolgono in quei giorni in tantissime parti del mondo, così diventa fondamentale fare un bagno purificatorio, possibilmente nelle acque di un fiume ed altrettanto purificatorio sarebbe saltare su un fuoco ardente. Il fuoco genera luce e calore. La luce ed il calore danno vita all’acqua e noi siamo acqua.
Secondo gli alchimisti sarebbe proprio questo il momento migliore per la realizzazione della Grande opera, per trovare la pietra filosofale che ci consenta di trasformare il piombo in oro. Come ben sappiamo, metaforicamente la terminologia alchemica allude al piombo che siamo noi, con tutte le nostre passioni e pulsioni, che ci appesantiscono e ci spingono verso il basso. Riuscire a sciogliere il piombo nell’Atanor del nostro “Io” consente di realizzare l’oro che è in noi, e consente di diventare più luminosi grazie alla nostra vera Luce interiore. Le nozze alchemiche alludono anche alle prorompenti possibilità offerte dall’incontro tra energia e materia. Tutti gli alchimisti sono stati sempre concordi nel ritenere lo zolfo l’elemento fondamentale della materia, e alchemicamente l’unione tra l’elemento femminile e quello maschile può avvenire solo grazie al “fuoco segreto”, detto anche “Sale”, che genera un ribaltamento, una inversione, che ricorda il percorso del Sole che si inverte, ed è per questo che il solstizio d’estate viene visto come un momento magico, un momento in cui l’uomo può imparare a distogliere la sua attenzione dalla realtà esterna per rivolgersi verso la sua interiorità e la sua anima.
“Solve et coagula” era il motto degli alchimisti e si riferisce metaforicamente all’operazione di dissolvimento delle negatività del nostro “Io” e alla successiva “coagulazione” di ciò che è invece positivo, come la Fenice che muore e rinasce dalle sue stesse ceneri.
E’ interessante notare che l’antico culto solstiziale, incentrato sulla figura di Giano bifronte, intorno all’850 venne «cristianizzato» e inserito nella liturgia con i nomi dei due Giovanni: S. Giovanni Evangelista il 27 dicembre, al solstizio d’Inverno e S. Giovanni Battista il 24 giugno, al solstizio d’Estate.
San Giovanni ci ricorda l’importanza della luce e della verità, e ci invita a cercare la saggezza e la conoscenza.
Questa è una celebrazione alla Natura per la sua bellezza e la sua abbondanza, e che la sua bellezza e abbondanza ci ricordano il valore della vita e della rinascita.
